Abitazione, mezzi di trasporto, assicurazioni e contributi, istruzione, attività sportive/ricreative e cura della persona, investimenti immobiliari e mobiliari netti, altre spese significative: sette categorie per oltre 100 voci di spesa sintomo di capacità reddituale, a cominciare dalle dichiarazioni 2010 riferite ai redditi del 2009. L’Agenzia delle Entrate scopre così le “carte” del nuovo redditometro, presentato ieri a professionisti e categorie produttive. Tra le famigerate “100 voci” rientra quasi ogni aspetto della vita quotidiana, e non soltanto i tipici beni di lusso: dagli immobili agli elettrodomestici, dalle colf all’antiquariato, passando per automobili, imbarcazioni (e natanti), mezzi di trasporti in leasing (o noleggio) e aerei. Non basta: il redditometro terrà conto delle spese per assicurazioni, contributi previdenziali, istruzione (inclusi gli asili nido), assegni coniugali, gioielli e donazioni a favore di ONLUS. Con l’aggiunta, poi, delle eventuali iscrizioni a circoli (sportivi, culturali, ricreativi), del pagamento di viaggi organizzati o di soggiorni benessere, e persino del mantenimento di cavalli o dell’abbonamento alla pay-tv (per l’intero elenco, si veda la tabella in calce all’articolo).
“Strumento di controllo, ma soprattutto di compliance”, ha voluto sottolineare l’Agenzia. E proprio da questo termine, compliance, emerge lo spirito “orientativo” del nuovo redditometro. Letteralmente, compliance può significare “condiscendenza, remissività, sottomissione o conformità”: parafrasando, si potrebbe tradurre come “meccanismo di persuasione a compiere il proprio dovere di contribuenti”. Contribuenti che – ha spiegato Befera – “con una procedura semplicissima, potranno verificare la coerenza tra il livello di spesa e il reddito dichiarato”.
Parte quindi la fase sperimentale, attraverso un software di autovalutazione rigorosamente anonima che sarà distribuito sul sito dell’Agenzia (www.agenziaentrate.gov.it). Associazioni di categoria e Ordini professionali contribuiranno a raccogliere casi pratici, che dovranno essere inviati via internet alla SOSE (www.sose.it), la quale a sua volta restituirà le proprie valutazioni. La fase di test dovrebbe concludersi a fine febbraio, dando via libera al debutto ufficiale.
Oggetto della valutazione saranno circa 22 milioni di famiglie, pari a 50 milioni di contribuenti. Più precisamente, il redditometro si basa su gruppi omogenei di nuclei familiari, suddivisi per aree geografiche (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole): i risultati saranno quindi diversi a seconda che il soggetto considerato sia una persona sola (tre diverse fasce d’età), una coppia senza figli (anche qui tre diverse fasce d’età), una coppia con figli (uno, due, tre o più figli), un nucleo monogenitore o altro. L’Agenzia ha proposto, in merito, un possibile caso di “non coerenza”: prima della dichiarazione, ad esempio, il redditometro calcola nella misura di 107mila euro la soglia di coerenza del reddito complessivo di un nucleo familiare; i coniugi, però, vorrebbero dichiarare rispettivamente un valore complessivo di reddito pari a 32mila e 26mila euro. In quest’ipotesi, essendo lo scostamento notevole, qualora i due contribuenti scelgano comunque di dichiarare quanto preventivato, l’Amministrazione finanziaria predisporrà un accertamento. Esistono tre livelli di rischio: se il gap risulta molto elevato, il rischio è “alto” e comporterà controlli ordinari approfonditi; se lo scostamento è elevato, il rischio è classificato come “medio” e necessiterà di eventuali accertamenti di natura presuntiva (prima fase del contradditorio e, in mancanza di chiarimenti adeguati, accertamento sintetico o diverso strumento presuntivo che si concentri sulle spese); nulla accade, invece, se lo scostamento è “basso”.
“È chiaro che punteremo alle situazioni di maggior livello”, ha voluto assicurare Befera. Dello stesso avviso Luigi Magistro, direttore centrale accertamento dell’Agenzia: “Non scocceremo chi non merita di essere scocciato”. Dimostrazioni di prudenza, in nome della già citata compliance, che non sono sfuggite ai commercialisti italiani. “Sotto questo punto di vista – commenta Longobardi, presidente dell’ODCEC di Roma – non si può che essere d’accordo. Chiedevamo, come categoria, qualcosa che si discostasse dagli studi di settore, e il nuovo redditometro sembra andare in questa direzione”. Occorrerà attendere, comunque, la predisposizione definitiva degli indici, “ma l’aver chiesto la collaborazione delle categorie per arrivare alla definizione di quei parametri è molto positivo”. Soddisfatto dal richiamo allacompliance anche il consigliere del CNDCEC Paolo Moretti, che però aggiunge: “Nel mio intervento in rappresentanza del Consiglio nazionale, ho ribadito la nostra disponibilità a collaborare, magari promuovendo delle indagini tra i nostri clienti. Ma è evidente che, anche in questo caso, quello che andremo a ricoprire è un ruolo di interesse pubblico. Un ruolo che deve esserci riconosciuto dall’Agenzia”.
Fonte: Eutekne
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