Mercoledì, 20 giugno 2018
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Gentile Redazione,
forse è il caso di tornare sul tema della fattura elettronica (obbligatoria dal 2019) per cercare di smorzare i facili entusiasmi di chi presenta questo nuovo, ennesimo, invasivo adempimento come un grande passo per l’umanità (italiana).
Ad un recente convegno promosso da Unioncamere e dalla locale Camera di Commercio (al quale partecipava in veste di relatore anche un funzionario dell’Agenzia delle Entrate) ho assistito infatti ad un imbarazzante scollamento tra il tavolo dei relatori, tutti molto entusiasti rispetto al digital day, e la platea composta da piccoli imprenditori e consulenti, tutti molto concentrati sui problemi reali e (molto) concreti che il nuovo adempimento comporterà.
In sintesi le problematiche emerse:
- la fattura elettronica deve essere inviata entro le ore 24 del giorno in cui è avvenuta l’operazione. È un tempo ridicolo per chi deve fare decine di fatture al giorno e assolutamente ingestibile;
- se il privato chiede l’immediata emissione della fattura (cartacea e quindi non valida), l’operatore è costretto ad emettere due fatture, quella elettronica (valida) e quella cartacea. L’adempimento è quindi raddoppiato;
- le fatture verso operatori esteri (Ue) devono essere riepilogate, su base mensile, nel vecchio spesometro, che quindi non scompare. Anche in questo caso la tempistica appare ingestibile e obiettivamente incomprensibile;
- i forfetari, così come i vecchi minimi, non sono tenuti ad emettere fatture elettroniche ma devono ricevere fatture elettroniche in via esclusiva. Dove sta la semplificazione?
- i privati non riceveranno più fatture cartacee (a meno che non ne facciano espressa richiesta e quindi a pagamento) per le utenze, così come per ogni altro servizio ricevuto. Sarebbe forse opportuno iniziare a pensare all’anziano che non saprà più come fare per capire quanto sta pagando di energia elettrica o di gas metano e forse sarebbe opportuno informarlo su questo grande passo verso la semplificazione tanto pubblicizzata;
- le imprese dovranno trasmettere ad un’entità virtuale (il sistema “SdI”) e quindi non identificabile, le proprie informazioni anche di carattere riservato che sono contenute all’interno della fattura come ad esempio prezzi e condizioni di vendita praticate, fornitori e clienti con i quali intrattiene rapporti e così via. Siamo sicuri che, al di là del tema privacy (che appare comunque delicato), non ci sia una qualche violazione delle regole sul libero mercato e la concorrenza?
- il nuovo adempimento assume carattere assolutamente invasivo e probabilmente poco efficace nella lotta all’evasione (chi evade non fattura) e fa pensare ad un sistema di polizia tributaria teso a limitare, appunto, la libertà di iniziativa economica;
- l’Italia è terzultima in europa nell’indice di digitalizzazione. Questo adempimento non esiste in nessun altro Paese europeo. Qualcuno si è fatto qualche domanda su questo assurdo paradosso?
- l’operatore privato, a differenza di quello pubblico, non potrà rifiutare una fattura elettronica, benché falsa e errata, ma dovrà contattare l’emittente pregandolo di annullarla. Aumenteranno o diminuiranno i contenziosi?
Mi fermo qui per non annoiare il lettore, ma altre riflessioni potrebbero essere fatte giusto per riportare sulla Terra chi vola molto alto e forse non ha più contatto con chi ormai vive solo di pane e burocrazia.
Paolo Garzi
Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Arezzo
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